Un adolescente a New York

Un adolescente a New York.

Quando mio figlio, 19 anni, mi ha chiesto di portarlo a New York, ho pensato che sarebbe stato bello tornarci dopo 22 anni. Io diversa da allora almeno quanto questa città che si trasforma incessantemente. Tornarci dopo l’11 settembre. E, soprattutto, tornarci con lui e guardarla attraverso gli occhi di un ragazzo al suo primo viaggio così lontano.

Riflessioni sparse e confuse di cosa è stato questo viaggio per noi.

La prima reazione che provoca NY è una serie di wow pronunciati a fiato corto e sguardo rivolto in alto. Times Square affascina con la sua caotica allegria. L’adolescente ha già deciso che vuole vivere lì, proprio in quell’incrocio di strade che non è neppure una piazza, ma che importa.

Poi NY abbassa le luci man mano che ti sposti dal Midtown e si offre con eleganza e discrezione, con il verde dei suoi parchi, o con la maestosità dei suoi grattacieli, con il silenzio dei quartieri dei brownies, delle passeggiate lungo l’Hudson e East River, con l’allegra confusione dei Villages.

Ho amato passeggiare tra i quartieri e sognare di vivere accanto a Carry Bradshow mentre l’adolescente trovava quelle zone troppo silenziose. Ho amato guardare le macchine piccolissime, dal centesimo piano, con i piedi nel vuoto sul The Edge. Ho amato camminare sulla High Way e rilassarmi al sole a Little Island. Ho amato il panino al pollo fritto e miele a Chelsy Market. Ho amato guardare mio figlio estasiato passare sotto al Ponte di Brooklyn e camminarci sopra. Ho provato una gioia malinconica a Coney Island in un giorno grigio. Ho mangiato gli hot dog più famosi d’America. Ho amato i tramonti, le luci, il rumore. Ho amato festeggiare il mio compleanno sul top of the rock dove mi sono sentita più vicina a mia madre. Ho amato i giudizi di mio figlio sui diversi hamburger provati. Ho amato bere coca cola nella più antica birreria di Manhattan senza essere cacciata fuori. Mi sono commossa a una messa gospel che racconta tanto delle anime di questa città. Ho riso moltissimo tra gli artisti di strada. Mi sono ubriacata di opere d’arte al MET e al MOMA. Ho rivissuto nei film della mia adolescenza e non solo. Ho quasi imparato a giocare a scacchi a Washington Square. Ho lasciato a NY migliaia di passi, più di 100 Km a piedi, il desiderio di tornare. Ho portato con me qualche chilo, gli occhi pieni di stupore, il rumore dell’acqua di Ground zero che mi ha penetrato il cuore e che ha il suono del dolore e della rinascita. Ho portato con me la gratitudine per ogni istante condiviso che una città che amo e con un adolescente che, tra una lamentela perché faccio troppe foto e per le giornate faticose e l’entusiasmo per il giro in traghetto a Staten Island, è stato il compagno di viaggio perfetto.

Tornerò NY. Magari con la neve e le luci di Natale. Tornerò per un musical, una stand up comedy e per un concerto jazz. Oppure, tornerò solo per te. Tu continua a cambiare. Io farò lo stesso. E ci racconteremo ciò che siamo diventate.

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Sono Lucia

“Ogni viaggio è una tappa verso la donna che vuoi essere.”
Io sono partita tante volte… e ogni volta ho lasciato indietro una parte di me per far spazio a quella che stava nascendo.